le armi (aka il pezzo jam) - uochi toki lyrics
[calcio volante: rico]
ero una celebrità dopo l’exploit di jean-claude van damme nel film lionheart: eran gli anni ’80, ogni persona credeva nelle proprie abilità, si utilizzava il fax. ma il tempo stava p-ssando, il mio utilizzo stava scemando, dai film di primo ordine ai telefilm di ultimo rango, non mi si vedeva in tv, non mi utilizzavano più, al mio posto fucili, bazooka, pistole, non più gesti comandati dal cuore: solo dolore. avrei potuto salvare migliaia di persone, se solo mi avessero prestato la dovuta attenzione. la tomaia delle suole vola, sono un calcio in faccia, uno alla gola, una mossa spiazzante: signore e signori, sono il calcio volante
[spada: genn]
ti vengo incontro e digrigno i denti, ma mi ridi in faccia per i movimenti lenti, mi scaravento come una lancia, mi schivi e ti spaventi. è iniziata la caccia, primo colpo, il tuo braccio teso avanti. non ti prendo ma riprovo, anche stavolta non ti offendo, tranquilli, qualcosa me lo invento, un mossone astuto e lento. va verso gli amici per fare una scommèss, ti avvicini, ma io veni vidi vici, ti pungo, ti spingo e ti attacco l’aids, e adess che cosa ci vuoi fare? manda un sos, ma non hai molto per campare, compare, è probabile che accada, ecco come posso esser letale, io, la fottuta spada
[hadouken: dery]
quando lancio hadouken ti colpisco sulla cute: è un colpo speciale che frac-ssa tante nuche, il mio avversario trema con i piedi tra le buche, se previo avvertimento gli ho lanciato due hadouken. bolla di energia che distrugge armi tessute, una di quelle mosse che andrebbero taciute, perché se la imparate con una persona mite potreste fare i bulli e dominare nella lite. quando lancio hadouken posso fare ciò che voglio, abbraccio la fortuna manco fossi un quadrifoglio, ottengo del rispetto presso tutto il condominio. da quando l’ho imparata mastico sempre dell’aglio, perché le tipe sbavano se lancio questa mossa, avere tipe a carico può scavarmi la fossa, a volte è meglio avere un buon alito che spossa, così le tipe scappano grazie all’effetto scossa. sempre in primo piano la questione dell’hadouken, sempre in primo piano la questione dello stile. unendo le mie mani ricarico le pile, e lancio un colpo fico neanche troppo commerciale. quando lancio hadouken tutto trema tutto intorno, si scuote l’aria, trema, e la notte cambia in giorno, cavalcarla è come cavalcare un unicorno, m-ssima potenza ed esplode anche saturno. quando lancio hadouken ti colpisco sulla cute: è un colpo speciale che frac-ssa tante nuche, il mio avversario trema con i piedi tra le buche, se previo avvertimento gli ho lanciato due hadouken
oh, io mi son sempre chiesto… ma, se esiste iggy pop, perché non esiste anche iggy hip-hop o iggy rock o iggy funky, eccetera eccetera?
maybe baby…
[sottomarino: napo]
sto sotto, ma rido. sono sotto, ma rimo. da sotto ti arrivo. il tuo sonar è carino, ma io aspetto: sto fermo e zitto, ti sparo un siluro che di sicuro ti becca nel… a poppa. la tua nave affonda. sono il mezzo tattico adatto per vincere la guerra fredda, mentre sto nell’acqua fredda il mio reattore nucleare mi riscalda. in estate lancio le mie testate nucleari sulle città della costa, la gente in spiaggia: morta. propulsione idrica, così nessun apparecchio mi individua, il mio colore è grigio scuro, sono il novembre nero al riparo dagli sguardi, il mio comandante programma -ssalti b-st-rdi. che cosa vuoi farci? gli equipaggi che stanno in spazi stretti compressi negli abissi sono dei soggetti stronzi. non ci mettono né uno né due né tre né quattro né cinque né sei a nuclearizzarti. non hai nemmeno il tempo di accorgerti quanto io sia sleale, perché sei già in mare, aggrappato ai rottami della tua nave. non sono commerciale come un attacco aereo, oppure lento come una battaglia navale. non sono pirla come un attacco terrestre. affondo flotte, distruggo coste, e tu puoi solo pensare che potrebbe essere stato chiunque: chi lo sa? io e basta. sono la distruzione senza terrore che da sott’acqua ti devasta
lo sapevi che il primo sottomarino fu progettato da leonardo, quello delle margaruse ninja?
[coltello: drim]
sto nel buio di un c-ssetto di solito, ma a volte no, esco, eh? faccio parlare di me. sì, sono un coltello da cucina, sì, ma vengo usato ad uso improprio come arma. sono il testimone di orrendi crimini domestici. problemi con tuo marito, vuoi risolverli, sì sì? con il coltello puoi riuscirci, sul divano mentre dorme, in camera, sul letto, mentre fa la doccia, sembro hitchc-ck, ho detto, dentro casa delitto perfetto. mi piace tagliare carne, sì, che sia il tuo collo o un filetto, sì, quando esco dal c-ssetto con tanto di brevetto miracle, usd [?], ma datti al wrestling, [?] il 3 di blade, serie perfetta e pure questa è fatta, yo. tra le varie opinioni, chef tony m’ha rotto i coglioni. inox acciaio inossidabile filettatura indistruttibile manico in gomma: sfuggirmi è impossibile. pane, salame, persone, affetto tutto, senza eccezione, arma da competizione, coglione, non puoi stare tranquillo, taglio taglio, taglio anche per sbaglio
[catapulta: borde]
secoli e secoli fa ero il king: nelle lotte il più forte, dal b-sso verso l’alto., faccio un disastro quando lancio. la mia ira è tenuta stretta da ‘na corda che mi strozza, va tagliata dopo aver preso la mira, capito? quando colpisco sai la gente “ndo’ ariva aò”. ho una forma di cucchiaio ma che cosa tiro mo’ solo i m-ssi, altro che cereali senza gr-ssi, b-tto giù castelli, lascio soltanto i brandelli, polvere, bambini morti. pivelli, mi presento: scomodo, grosso, richiedo frotte di persone per fare anche soltanto un p-sso se mi chiamano, mastodontico come un mammut senz’anima. what’s your name? catapulta! ormai nessuno mi sfrutta qui, ma nel p-ssato ho regnato in tutte le guerre cruente, sempre presente, io mai -ssente, ho segnato il mio p-ssaggio. m-sso contro m-ssi ben messi, ho lasciato sfregi sè. senza compromessi: sono grezzo, di legno e ti levo dal cazzo
[arma chimica: fottuto gallese]
squiz squiz spruz squiz. squiz spruz squiz
“giovanotto, cosa fa con un nebulizzatore in mano?”
sono un giovane lavavetri e sto lavando i vetri in treno, dei bambini incuriositi della mia strana professione non sanno che son qui per compiere una missione: io canto e strofino e pregusto quando vedrò in pochi minuti gli effetti del mio spruzzo. la sostanza che irroro irrita la gola, arrotola la lingua e arroventa l’epiglottide e in tempo -ssai rapido v’è tosse e sternuto. ma non dir che son cattivo, non togliermi il saluto, contiene polveri e vetril, pepe e bacilli, ma anche essenza alla vaniglia e aroma ai mirtilli. toglie spazio all’idillio dell’umano cicalecchio, zittisce il qualunquismo, la chiacchiera e il sofismo. quando il pendolare prende a parlare, parla male degli altri, parla solo di soldi, d’iva e fatturati, parla contro gli immigrati, mentre invece gli immigrati parlano a volumi troppo alti: è una samba che rimbomba di pensieri a vanvera, la mia mente cerca pace, lima, screma e pondera. per questo la mia tattica è poco enfatica, non è barbarica, io spruzzo la vendetta con eleganza aristocratica. ogni spruzzo è carismatico, esotico, exotico, ha l’allure di un salotto con organetto e vibrafono. è un flacone rivest-to di pelo di peluche, è proprio un bel bijoux, lo metto nella trousse, è comoda da usare sia in metro che in bus. tu dici che è un’arma chimica, mostrandomi il tuo scontento, ma non vedi che importanti son la cl-sse e il portamento. se mi date una mansione con artisti e mecenati, controllo i miei polsini che siano ben inamidati. e per darmi quel tocco dell’alta società, la mia arma mi conferirà un je ne sais quoi. me ne innaffio un po’ addosso con virile indifferenza perché l’uomo del futuro conosce il fascino dell’essenza, ma usa quest’essenza per combattere il male e dimostrare agli uomini di usare meglio le parole
[divano: begi-1]
amici miei, non dovete guardarmi, volete ril-ssarvi? non è mai troppo tardi, sono l’arma dell’invito allo sciallo, anche senza sballo, il divano non lo cogli mai in fallo. però fallo: siediti, sdraiati. non preoccuparti dei più avidi, vieni da me, saranno loro stupidi, [?] basta che non siete luridi, vi prego, non sporcate i miei cuscini lucidi. sono qui, vi chiamo, vi guardo, vi sgamo, siete in ritardo. io e la play vi stiamo aspettando ormai già da un anno, ci stiamo arrabbiando. oh, una volta su di me non potete fare niente, tanta gente è costretta a fare niente, cerchi gente per farti favori, che magari è già in piedi. ma chi credi? tutti seduti, cosa credi? siete pr-nti, cotti a puntino, dopo un altro e un altro spino sul mio cuscino, tac, scatta il riposino. o-ta-tat-tà, scatta il riposino, oh
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