fitta - think'd lyrics
[strofa 1: think’d]
dopo il primo capitolo: risultati pochi, critiche di qua, apprezzamenti di là, il resto i soliti indifferenti ignoti
sarà che forse dovrei provare meno odio
o sarà che se non fai un video qua non ti ascoltano proprio
io faccio musica, non cinema, e se anche mi vedessi in camera è realtà pura e in prima linea
tro*troppa ipocrisia libera su ogni cittadina testata giornalistica. la loro informazione è effimera
hai tutto sotto gli occhi e non vuoi vedere, ma è tutto a posto, non preoccuparti, lascia fare
devi fidarti, sono qui per aiutarti
difatti fanno il cazzo che gli pare, per di più con i tuoi soldi; (’stardi!)
costruiscono parchi e non li apr*no, e completano il lavoro lasciando pure che li distruggano
inoltre, ce*cerchi lavoro stabile? raccogli un po’ di frutta, il gazebo te lo danno loro, basta chiedere
[strofa 2: gianni porta]
mattoni su mattoni, rifiuti delle lame nelle lame, gioielli comuni regalati ai privati
cinema e gallerie per un lavoro a brandelli, nel paese sofferente di liberi spazi
e niente futuro per giovani e famiglie
serve una grande opera, una bandiera per chi non ha voce
combattenti a mani nude contro egoismi e mode passeggere, per tornare a navigare
pr*nte le scialuppe a caricare chi affoga nel deserto dell’indifferenza
del “si salvi chi può”, del “tengo famiglia”
ragione e sentimenti, scienza e coscienza
esistere vuol dire scegliersi sempre la propria barca
[strofa 3: think’d]
fondamentalmente, la situazione non è per nulla confortante
si cerca di scuotere, ma niente, è sconcertante
posso entrare nella mente di molta gente qui presente:
«e ’stu scem’ chi cazz’ è?» «ma di cosa parla?» «ma come si permette!»
sono un normale cittadino votante, che utilizza ancora la libertà di parola
quella ci è rimasta, fortunatamente
evidentemente, preferisci zittire e riscuotere
in parole povere: può piovere frequentemente, ma non per sempre
il giorno che chiuderemo gli ombrelli
toglieremo alla famiglia i gioielli e vi faremo il culo a brandelli
qua*quanto siete belli! vi credete pure esperti culturalmente
ma continuate a far profumare la merda della fondazione valente
questa è mafia. non ci credi? chiedi a borsellino
o meglio, per fare prima, chiedetelo al vostro amato pino
chie*chiedetelo all’assassino di carnicella, e al suo pianto vero come un’ancora a galla
[strofa 4: matteo d’ingeo]
nella città del mercato diffuso, l’abuso è diffuso e il voto di scambio è sempre il più amato
le bombe illuminano la notte e uccidono il mare
i giovani partono, e si rottamano le barche
gli anziani, sulla banchina, cercano il tramonto nell’orizzonte abusato e violentato
nella città disinformata, la macchina del fango travolge il sogno del riscatto, e la cultura mafiosa vuole ancora governare
è vero: non sono mostri, sono solo nostri
[strofa 5: think’d]
ok, ok, continuo
a*allineo versi con tematiche locali attuali per non farti sentire estraneo, ma non attenuo estremizzazioni come mio solito
sarò anche poco positivo, ma preferisco essere propositivo
navigo in acque pericolose
abbasso la cresta, se la coerenza sta in ’sti giovani democratici di destra
la mia è politica anti*liberista, e non sono né di sinistra né comunista, sono anti*fascista, schiaffatelo in testa (capito?)
la*la differenza sta in questo divario preciso:
tu filosofia da «ciao, bella!», io filosofia da “ciao bella” invertito
ti invito al mio progetto, fìdati, non puoi mancare:
giò madonnari sull’asfalto fresco sotto la villa dell’assessore
sensibilizzazione: tentativo secondo
qua non si molla. vado avanti ben oltre il vostro classico chiacchierare
brava molfetta, continua a far finta di nulla
io continuo a far finta che tu non faccia finta di nulla
quindi lasciami fare
[strofa 6: caparezza]
che fitta allo stomaco
il re è lì, e il mare lungo
e il lungomare, rally: sfrecciano burberi e barbie
lounge bar, barbarie, non un’anima che fiata, ma quante arie
che fitta allo stomaco
nessuno ai concerti, migliaia alle giostre
la madonna, con l’oro addosso, addosso a loro, e pensano che sia fiera
io penso che siano fiere, inghiottite da un vuoto che non cambi
mi aggrappo ad un voto che non scambi
ma che fitta allo stomaco
città dormitorio, non una cameretta: una camerata
il sogno di un camerata, non il mio
io mi sento in guerra quando non trovo pace
perché amo melphicta, perché odio melphicta
perché ho melphicta… allo stomaco
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