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la storia della cupola - rumo lyrics

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[intro: rumo]
viveva segregato in una cupola
quando un giorno vide un’upupa
in controluce sopra la città
sussurrava al vento una novità

un uomo si era aperto attraverso le giungle
sentieri dai quali sbirciava le guglie
di un popolo antico rimasto segreto
e pareva vivesse di un secolo indietro
un altro apripista, verso sudovest
aveva solcato i deserti sul sole
e alle propaggini meridionali
scoperto dei nuovi nemici lontani

[strofa 1: rumo]
il figlio della cupola bramava di sapere
le leggende delle genti delle gelide scogliere
e più desiderava ardentemente di fuggire
più la cupola pareva a poco a poco scomparire
il capo chino sopra all’atlante ed alle carte
la cupola di vetro ormai messa da parte
il giovane osservava le gal-ssie pensieroso
domandandosi se fossero l’essere più maestoso

s’imbarcava su un vascello
mostrava agli indiani il coltello
lottava con gli orsi polari
per un posto in prima fila alle aurore boreali
aveva scordato la prigione in vetro
immerso nel cielo, non guardava indietro
ma intanto la cupola brillava intorno
da lì non era uscito nemmeno per un giorno

[ritornello: strumentale]

[strofa 2: rumo]
un giorno udì il rumore delle chiavi
si trovò faccia a faccia coi suoi cari
segregato dagli amati genitori
per proteggerlo dal mondo e dai suoi immondi orrori

ma ora che era grande, era ora che sapesse
cosa si celava dietro a tutte le promesse
che il mondo aveva sussurrato visto da lontano
mostrandogli il levante e nascondendo il leviatano

allora prese a camminare svelto dritto avanti a sé
ignorando le proteste di suo padre e dei lacchè
perché non conosceva nulla, nemmeno il male
non aveva alcuna idea di non essere immortale
provò poi ad imbarcarsi per un regno inesplorato
ma si presero i suoi soldi e lo lasciarono appiedato
allora chiese se potesse salire su un dirigibile
ma il capitano disse “no per te non è possibile”

tornò al suo palazzo al tramonto
avvenne lì il nostro incontro
della cupola dorata
scrutammo i bagliori della notte stellata
“sai”, lui mi disse, “del resto non credo
che esista altro mondo oltre a quello che vedo
ma nulla là fuori è meno fasullo
dei mondi che io qui inventai da fanciullo”

[ritornello: strumentale]

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