ai posteri - porno mc lyrics
[testo di “ai posteri” ft. dave]
[strofa 1: p*rno]
usavo l’imperfetto lanciando i miei warnings
lasciavo il mio affetto scritto nel petto degli anni
messaggi di getto in eccesso come lo spamming
dati che ho riposto su un supporto in overburning
sui fogli coi lapis parlavo di aborti
e di uno stato in rigor mortis come per il foscolo ortis
contandone i torti, visione orrenda di morti
un fiaccola spenta, la fame ed il buio negli occhi
giochi sporchi e governi porci, eccidi nascosti
dietro spauracchi falsi e distorti
in partita costante la pesante arrampicata
cosciente che la mano era truccata
utente dei servizi che la vita dava
dove la strada picchiava ed quеsto insegnava ma
dei tank cingolati avevo i conati
bеvevo i surrogati preconfezionati da questi ladri
amavo l’hip hop che ci aveva coniati
ignorando i macro*massacri dei vari campi minati
[ritornello: p*rno, dave]
cosa?
che cosa resta del passato?
una visione nebbiosa su cui posa questo pathos
che cosa?
cosa abbiamo davvero lasciato?
una foto sbiadita di ciò che è stato
cosa?
che cosa resta del passato?
una visione nebbiosa su cui posa questo pathos
che cosa?
cosa abbiamo davvero lasciato?
una foto sbiadita di ciò che è stato
[strofa 2: dave]
vivevamo in un mondo dove dovevi stare attento
in quel tempo il soldo era anteposto al sentimento
vento di passione spento dalla cupidigia
e ingordigia senza la materia grigia nella mia valigia
in quel tempo mille occhi sul cemento (noi)
licantropi a far slalom tra pallottole d’argento
volti sconvolti, giovani persi nelle coltri
dove uno decideva il destino di molti
era avidità che scatenava odio
facevan guerre per il monopolio sul petrolio
l’amore inesistente, per quasi tutti inutile
un espediente che colpiva come il jab di un pugile
labirinti da cui riuscivi a uscire a stento
in cui affetto e giustizia erano beni a pagamento
i poveri non colmavano i divari (no)
e i governi non compravan cibo ma armi nucleari
eravamo strani, reietti di quegli anni
le distruzioni frutto dei nostri stessi inganni
troppi danni e troppi eccessi e peccati omessi
dal saio papale lavato dai delitti commessi
[ritornello: p*rno, dave]
cosa?
che cosa resta del passato?
una visione nebbiosa su cui posa questo pathos
che cosa?
cosa abbiamo davvero lasciato?
una foto sbiadita di ciò che è stato
cosa?
che cosa resta del passato?
una visione nebbiosa su cui posa questo pathos
che cosa?
cosa abbiamo davvero lasciato?
una foto sbiadita di ciò che è stato
[strofa 3: p*rno, dave]
in quella vita dove musica colmava ogni lacuna
l’amore e la scrittura rimedi per rabbia e paura
mistura ed unione di abusi e di coercizione
su bambini ai confini chiusi in campi di cotone
o cucivano un pallone, erano figli di affamati
fanatismi malati sp*cciati per credi affermati
diseredati ubriachi sulla strada del nulla
culla dei rami tagliati di una sociocultura fasulla
una collina brulla, il nostro cuore, il nostro se
perdendo la testa per niente come robespierre
la simpatica verve vendeva morte su schermo
come un quarterback ne raccoglievo lo scherno
il gelo nell’inferno ha sovvertito ogni regola
e abbiam pagato pegno come ha fatto muzio scevola
arceri come legolas, frecce affamate di veritas
carpendo quest’habitat privo di umana remora
[ritornello: p*rno, dave]
cosa?
che cosa resta del passato?
una visione nebbiosa su cui posa questo pathos
che cosa?
cosa abbiamo davvero lasciato?
una foto sbiadita di ciò che è stato
cosa?
che cosa resta del passato?
una visione nebbiosa su cui posa questo pathos
che cosa?
cosa abbiamo davvero lasciato?
una foto sbiadita di ciò che è stato
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