quella volta in paradiso - luten perso lyrics
[intro]
ho voglia di raccontarvi una storia…
questa è la parabola di luten perso:
[strofa 1]
quella mattina mi svegliò un raggio di sole
niente suoni nè rumori o impegni
ma alle 9:00 stavo con gli occhi aperti
sbadigliando ai quattro venti
stiracchiando il fisico da lanciatore d’assorbenti
per prima cosa spalancai la finestra
la luce in fretta venne in camera filtrando dalla tenda
una mattina come tante
mentre ascolto blazing arrow mia madre porta un coffee
c’ho il drummino che è già caldo
cosa combino oggi?
poi all’improvviso la più folle idea
rido col viso, forse sì: direi ho deciso
prendo le cuffie, le chiavi, il portafoglio
e mi dico “oggi quasi quasi faccio un salto al volo in paradiso.”
lo zaino è pr*nto, faccio un salto verso l’alto
prima nuvola, seconda, terza
con le chiappe ci rimbalzo
arrivo ai cancеlli dorati, “e’ permesso?”
mi accoglie sorridеndo, a braccia aperte san francesco
saluti e baci e mi fa entrare
un bel bicchiere d’acqua e inizio a raccontare
cosa ho fatto in questi giorni al frate
ancora mi sbaglio ed ogni tanto gli dico “fratè”…
…ma lui pr*nto mi corregge e dice:
“l’accento non c’è!”
[bridge]
quella mattina stavo in vena di fare robe strane
ma pare che la prima idea rimase l’unica:
presi ed andai in paradiso
tra nuvole e dorate vallate di luce, uomini in tunica
tutto tranquillo come sempre:
un bazzico in cui fare soltanto cose buone
ma mi dedica un fastidio ancora ignoto
e continuo a camminare
ma ci penso a cosa non torna, non si delucida
[strofa 2]
giocano a golf
bon ton in ogni disciplina praticata
qui, nel regno del miracolo
cherubini sulle amache, angeli fan pic*nic
passa giarom che mi vede e mi dice:
“ma cosa ci fai qui?!”
un po’ di pane e vino e passano le ore
tra risate, due parabole, poi ho detto:
“metto una canzone”
i due accigliati mi chiesero
cosa fosse quella cosa che chiamavo “musica”
io risi ancor più forte!
ma la faccenda non era affatto uno scherzo
e lì mi accorsi che da quando giunsi lì
ci fu solo silenzio
non sapevano che cosa fosse il jazz
pure il rock, il rap, soul, blues
country, folk, nemmeno il reggae!
niente da fare con la classica
il metal, il bossanova, funk
tanto meno tutta l’elettronica
mi misi a fare nomi ma loro dicevano:
“‘sta gente sta tutta giù a l’inferno o poi ci andrà
da sempre quelli che chiami ‘artisti’
peccano in qualunque modo
qui non abbiamo l’arte e non ci stanno loro!
frequenti e ascolti brutta gente: drogati di vizi
una vita mondana fatta di demoni e di mille rischi!”
io privo di parole, esterrefatto, incredulo
raccolsi tutto mentre tutti quanti mi chiedevano
perchè stavo battendo i tacchi e andando via di lì
gli risposi: “dove non ci sta la musica non c’è feeling”
tornai a casa sconsolato, malinconico
che paradiso sciapo, io davvero non me ne capacito
faccio gige e quando inizio a sentir freddo
dico: “e’ proprio il caso di ascoltarsi tutto disco inferno”
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