il vero sballo è dire forse - laze biose lyrics
ostiche metamorfosi metafisiche sottendono pudiche linee guida povere, vomere solleva la terra, la popolazione zarra mi sembra a volte così calma mentre mi chiedono se sono salma o ancora palma, la gente parla di me come di un pirla, puoi darla in giro ma a cosa vuoi che serva se incontri chi resiste al richiamo della jungla? tundra, il mio alito ottenebra la folla, il mio discorso svoglia, veglia funebre d’insieme come una volta, atollo di voglia sopra un mare di noia e adesso spoglia il sistema come sai fare tu, non chiedo niente, incendio grisù sul grill, schiaccio ostile alle feste durante le vostre manifeste intenzioni di divertimento, poi vi scandaglio dallo scheletro, da ogni pensiero fino ad ogni sentimento, siete un’offesa al cervello. levo le tende mentre tu cerchi il vello d’oro, quando a cinquant’anni capisci che non ti serve il lavoro non ricominci da zero bensì ti torturi pensando “com’ero?” “dove stavo?” e “con chi ero?”. il conguaglio di un pero, prelevo il tuo pensiero e penso che non è niente di nuovo, di nuovo mi parli dell’arte, di nuovo presunzione di sapere, di nuovo speri di portare la tua morale sul mondo, di nuovo mi dai dello scemo, di nuovo mi dici che ho torto marcio, non sono adeguato alla situazione, tu invece sì! tu sì che con la tua falsa erudizione arriverai altrove! forse a pordenone come trippy, pace e amore come un hippie, stappi e sei contento, finalmente uno scemo arriva così discuti di un argomento, sotto le scarpe. ignoro le linee guida come il pugno chiuso, non mi sento a mio agio in nessun posto perché sono fuori luogo!
canto, canto, canto una canzone!
canto, canto, canto la canzone!
canto, canto, canto la canzone!
canto, canto, canto la canzoneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
nomina sunt consequentia rerum, io non dico redrum se non uccido una persona, suona suona, la [?] non adora la sera, povertà catartica estrema, sistema i tuoi conti poi vattene a cena, trema la terra colpita da parola blasfema, da qualcosa scatena l’ira perversa del nessuno perché nessuno capisce, nessuno punta l’indice, catalogo orribile perché vengo posto sotto la sigla “cose bizzarre e anomale”, posizioni per voi comode per me inaccettabili, voi persone indeprecabili superficiali, [?] nei miei pensieri vi considero come bicchieri d’acqua nelle profondità dei mari. basta dire liriche, basta ripetere, non posso competere, sono abituato solo a perdere, mi brucia la vittoria come brucia la sconfitta a chi può soltanto vincere, è semplice, finora bastano le mimiche mimesis della realtà che ti circonda, ma se per caso ti sfior-sse il dubbio che il perdere e il vincere sono condizioni identiche, se non trov-ssi un cazzo di parete solida dove andare a sbattere resteresti nel semplice, ti priveresti del piacere di scoprire, combattere il resto del mondo, hai paura? paura del vuoto nel quale io nuoto e padroneggio a mio pseudo-piacimento, certo, adesso sei superiore perché aggrappato ad un metro quadro di braccio in cui forzatamente ricade il tuo interesse, io invece -n-lisi, io stuntman, ego fondente, non mi identifico con niente, porto sempre con me le mie essenze senza ricorrere ad un temporaneo apparente senso di pace non permanente, la pace è la morte, finché vivo in ogni luogo mi tocca stare fuori luogo, mi [?] e non mi spiego
canto, canto, canto una canzone!
canto, canto, canto la canzone!
canto, canto, canto la canzone!
canto, canto, canto la canzoneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
primo: detesto, secondo: rifletto, terzo: ho il coraggio di tornare sui miei p-ssi in qualsiasi momento, sono uno stupido, uno stupido è uno stupido, io sono uno stupido, continuo: dovresti essere l’unico, mi guardi incredulo, ti sto simpatico ma forse esagero, inamido le mie certezze che se no si afflosciano appena sentono il tuo alito, ultimo resta scomodo perfino in mezzo a quelli che lo tollerano, mancano persone che ascoltano, resto da solo fra le persone che di solito o non si divertono oppure si divertono mentre gli altri si scazzano, democrazia oligarchica dove ti castrano, ti prendono per il bavero e ti stringono senza che loro stessi lo sappiano. gli atleti corrono o forse scappano, i tuoi proseliti inseguono e non si accorgono dell’ultimo se non fino a quando si contano e notano che alcuni soggetti mancano, mi cagano il cazzo, ho smesso da tempo di tentare di stare al loro p-sso e adesso aspettano e sperano, oppure se ne vanno e mi lasciano. torneranno presto, stanchi di correre, non capiranno certo che cosa non li ha fatti vincere, forse il percorso è circolare, per questo tocca trovare nuove strade oppure girare a vuoto sprecando tempo ed energia vitale, posso correr con loro, posso stare nel pogo, posso essere elitario e comunque sempre fuori luogo
canto, canto, canto una canzone!
canto, canto, canto la canzone!
canto, canto, canto la canzone!
canto, canto, canto la canzoneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
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