incubi - egreen lyrics
incubi lyrics
[testo di “incubi”]
[intro]
yeah, shut up
f*ck is the matter?
[?] new york
it look good, right?
yo, hey yo (fid me–)
yo (ah), pass me the l
let me put my ash out on these little dudes (no doubt)
all y’all lil’ girls kneel down, kiss the ring (kneel down, kiss the ring)
kneel down, kiss the ring (kneel down, kiss the ring)
kiss the ring (kiss the ring)
kneel down, kiss the ring (kneel down, kiss the ring)
came a long way, motherf*cka
yo (ah), pass me the l
let me put my ash out on these little dudes (no doubt)
kneel down, kiss the ring (kneel down, kiss the ring)
[strofa]
yo, era tutto un sogno, sfogliavo aelle nel soggiorno
a tredici anni senza un cazzo di problema attorno
prima della figa, le sostanze e delle delusioni
quell’anno 107 mi sblastò i neuroni
poi ginevra, un’altra dimensione
poco più di un anno senza il valore dei soldi o rispetto a persone
in poche parole un borghese sbruffone
torno in provincia di varese da mezzo coglione
back to reality, braccia conserte
zarri alla fermata con franchino a palla, sul typhoon le penne
ai piedi le silver tn, le buffalo zeppe
le panette basse marchiate, pressate, imboscate nelle sottoselle
ci pigliavan per il culo per i baggy larghi
chi parla: schiaffi, guai a lamentarti o a ribellarti
ordinaria provincia italiana col woolrich e i grammi
l’argilla nei parchi e tasta bassa se parlano i grandi
rap terzo mondo, fotta acerba
disperatamente alla ricerca costante di un confronto
con la stessa provincia asfissiante come contorno
classe media disagiata, figli ingrati, speed a mezzogiorno
kaos e deda: primo live della mia vita, un segno
col circolone che esplodeva, fra’, senza ritegno
la grande truffa quando è uscita al pomeriggio in fissa
con nicolò e giovanni al largo giardino con vista
all’indiano ho conosciuto fritz, beppe
mani che anni dopo si sarebbero ristrette
[?], il primo amore, giornate in piola
primi baci, raglie e scopate, me le ricordo ancora
da qualche anno gli fk marchiavan la zona
mauro lado in lungolinea come p*rno a roma
e mentre io iniziavo col gratto
sandro mazzafame narrava la sua connection con zelo e kauto
kino e zaio erano già leggenda
prima che massi e gli altri prendessero in mano quella faccenda
luca rispo era un’icona, un monumento
quel che mi disse quel pome lo porto ancora dentro
pisch*lli senza futuro e a casa il pasto caldo
chi tornava dal marocco o olanda pesi in pancia o in culo
io ritiravo e al supermercato pesa il fumo
poi a far le bocce in cantina di qualcheduno
già da un giorno all’altro in casa basta nogra
guarda caso si divorzia, io mi sono fatto rocce più che forza
prime spadellate con la cami, da leonardo in pompa
coi primi mostri che bussavano calmi alla porta
scimmia a digiuno, finto vissuto, confuso e contuso
niente aiuto, quindici anni scarsi, sfigato e cocciuto
nel frattempo lo zarro menava, il prof bocciava
mio padre che se ne andava, mai rivisto e manco mi importava
mia madre col primo incidente in fin di vita
sbattermene è stato il più grosso rimorso della mia vita
per questo ventun’anni dopo quando è risuccesso
non ho esitato a fiondarmi al volo all’inferno
e a sedic’anni stavo messo male
quel primo viaggio a bogotá della mia vita ha fatto sragionare
vagliele a spiegare a un pisch*llo con merda nel cervello
certe cose, la vita anni dopo ha spiegato anche quello
e per me splinter era un padre, ma a pensarci forse è un bene
se a una certa il mio destino ha mischiato le carte
stava creando un mostro, ho pianto tanto quando se n’è andato
cosa avresti fatto tu al mio stesso posto?
valentino che studiava all’accademia in brera
qualche volta mi portava a fumare i lotti di crema
oppure ero con siffo col mio culo sul 306
sedili in pelle, fumo nero e tekno kappa in play
mezza italia intanto bombardava l’fn
io andavo da ugly, pace a bionico, è stato struggente
la true people, busto, galla, prima tvm
si preparavano a cambiare la storia per sempre
poi quel cazzo di teknival a bassano
che quasi non ritornavo, ragnatele in testa e sulla mano
ha spinto troppo con tutto questo, pisquano
e troppo presto mi guardavano tipo “ti salutiamo”, già
e mentre stavo uscendo sfregiato da quello sfaso
mi ha preso in braccio questa merda con sen e tommaso
so fresh, anno zero, ho preso in mano carta e penna
da vez e vigor primo demo coi soldi dell’erba
le ultime stagioni al treno, lacustre clan, goedi e medda
robotflow, penso ai live di kaso, maxi e tremo
mio fratello palla su a varese aveva la corona
con quel cazzo di microfono per me era maradona
e mentre a milano si formavano i dogo
andavo a torino da paolito a fare cypha, bolle sangue nuovo
nel frattempo studiavo tecniche e flows
e veri mcs quando sul palco rockavano veri show, seh
una vita da fan e da spettatore
prima che il rap mi pagasse, mi desse ragione
prima che i buffoni si sentissero i migliori in campo
prima che mughini andasse a controcampo
quasi a diciannove col mio primo sfratto
punto a capo, culo in strada, dormo in una fogna, manco diplomato
dopo il demo via farini, nuova linfa
il confronto con milano mi ha dato la vera spinta
gli amici fan la bella vita, l’università e la fica
io scarico i camion, pago i conti e sto in salita
scrivevo e pensavo solo a farla finita
sulla mia giugulare quella cazzo di matita
colleghi mi passan d’avanti, perdo la speranza
scrivo barre a nastro, cambio case, ma non è abbastanza
lavoro duro e l’odio logora insieme all’invidia
ma piano piano senza accorgermi traccio la linea
continuo a fare dischi e corro da solo
aumentan serate su milano, riconoscono il cazzo di suono
sticko al topic e perdo le mie paure
cresce il mio nome e le sk!lls si fan più mature, già
2013, ho la bomba in mano, seh
nicolino sforna un classico italiano
indican quello di busto arsizio ovunque vado
e sul metallo mio fratello faes è disumano
suono dappertutto
e ogni lunedì mattina timbro il cartellino sempre più distrutto
doppia vita col lavoro mi divora
finché a lucca fuori da un cliente un mattino ho sboccato giallo e viola
la b&h, yari e lillo dan fuoco ai pannelli
mentre io divento una leggenda per questi pisch*lli
ma non mi fermo e detesto ‘sti complimenti
per ciò che ho passato sempre sul chi va là, sull’attenti
coinvolgo gente, continuo a suonare in giro
non abbasso il tiro e non guardo mai l’erba del vicino
inesperienza porta a sbagli, mi sento un cretino
per come ho gestito dei rapporti con testa da ragazzino
spesso quando corri non ti accorgi che arrechi dei torti
non è una scusa e mi dispiace, ho accusato i colpi
a qualcuno ho dato una mano senza secondi fini
nonostante tutto ancora qua e voi odiate fantini
la mia generazione perde colpi e c’ha i giorni contati
non mollo, chi pensi che abbia creato c.a.r.a.t.i.?
ma quella è un altra storia, avevo una visione diversa
per certi aspetti comunque vittoria
il rap in italia nel frattempo cambiava
e non me ne è mai fregato un cazzo di cosa stracazzo andava
ho fatto le mie scelte, ho pagato
fino al punto da passare per il cazzo di sfigato
son stato male, sono stato in qualche crew
grato a vita a jack, bat e kuno anche se non parliamo più
a mista e shocca, m’hanno messo sulla mappa
sono ancora orgoglioso d’esser stato in crew con vacca
forse non sono stato sempre un esempio
ma zonta, antonio, gccio e teo san quello che porto dentro
beati voi pezzi di merda che non vi sbagliate
io vivo bene con i segni di ‘ste coltellate
2016, settantamila euro
senza instagram o featuring o un cazzo di ritornello
ancora adesso mi fischian le orecchie
me ne fotto, fra’, di rime ne ho ancora parecchie
l’anno dopo ho rilanciato con più odio
perché ho quello di simone nel ’96 al campidoglio
e con costa ho omaggiato primo nella maniera più pura:
musica, senza speculare con la cultura
rimpiango qualche fratellanza finita malissimo
altre son nate: tommy mi tatua la y
nel frattempo io riprendo vecchi vizi
la merce, milano, donne e ritorno nei precipizi
intanto il rap ha di nuovo voltato pagina
arrivano i soldi, qualcuno baratta l’anima
qualcuno si adatta con scaltrezza e visione
mentre il business è in mano a una nuova generazione
io faccio fatica a capire ‘sta roba
ce ne siamo innamorati senza social né soldi né moda
da una zona dove l’aria non è buona
forse è per quello che ho preso e reccato t.o.m.a.
ma la fame non si frena, freme e scalpita
altro rap: craig g, cassel, bengala, attila
campo di rap, sperpero soldi e pecco d’arroganza
sempre meno amici, ma col rap non perdo la sostanza
a un certo punto, non so dove, perdo l’obiettivo
ma nonostante tutto, suca, perché ancora scrivo
mi sento stanco, un po’ vecchio, col piede nella fossa
frustrato, un po’ affrettato, sbaglio qualche mossa
ho un disco pr*nto, ma sono senza energia
mi affido a gente sbagliata, il progetto perde magia
ho scritto “ho sbagliato” perché il rap mi ha spezzato il cuore
ma non ritratto, l’ambiente è composto da persone
e in corsa arriva il deal con sony, fede ci crede
io c’ho i nervi sotto i piedi e la mia testa cede
il giorno dell’uscita a bogotá muore il mio vecchio
non ci credo, sembra un incubo vissuto ad occhio aperto
22 febbraio, volo a bogotá col primo aereo
torno due giorni dopo sconvolto, senza rimedio
fine primo tempo appena uscito e sono a pezzi
chiudono il mondo a chiave, niente euro, niente concerti
mi dissanguano le tasse, strascichi di compromessi
scazzi, avvocati e pago tutto con gli interessi
m’indebito e vedo un futuro pitch black
prima volta che in vent’anni penso a smettere col rap
e a settembre prendo accordi con sony per il secondo
e faccio uscire un tape bomba, sorrido per un secondo
fine 2020, un’altra tragedia in casa
torno in colombia con più buchi in testa che a gaza
mollo tutto in dieci giorni e torno nel mio continente
qui la luce si spegne definitivamente
tutto quello che è successo non ha precedenti
dopo otto mesi rivivo lucido avvenimenti
due anni senza respirare, a un passo da cedere
fino a vedere scintille dalla cenere
ho ancora palle, barre, merda ardente
l’ultimo lord of vetra torna a milano da indipendente
toma
[outro]
yo (ah), pass me the l
put my ash out on these little dudes (no doubt)
all ya li’l girls kneel down, kiss the rain (kneel down, kiss the rain)
kneel down, kiss the rain (kneel down, kiss the rain)
kiss the rain (kiss the rain)
kneel down, kiss the rain (kneel down, kiss the rain)
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